chiesa di Sant’Anna

Chiesa di Sant’Anna di Monigo, TREVISO

Presentazione progetti e  interventi

Lo stato di conservazione dei dipinti murali non era dei migliori, a causa principalmente della presenza di umidità, sia di risalita che proveniente dalla copertura, oltreché della presenza di lesioni strutturali. Il tutto era accentuato anche dalla stessa tecnica di esecuzione, non prettamente a buon fresco. Probabilmente la stesura del fondo ocra è stata in affresco, come vediamo dalle incisioni dirette riscontrabili da un esame ravvicinato, utilizzate per il trasporto del disegno. Infatti, le architetture dipinte e le figure presentano i classici solchi realizzati con un ferro su intonaco fresco per “disegnare” sullo stesso. I dettagli più complessi e le figure sono stati dipinti con tecnica mista che, in presenza di umidità e condizioni termoigrometriche non idonee, riscontrate anche con i rilievi effettuati nel 2020, sono soggette a un degrado che può essere anche molto spinto.

Foto: Chiesa di Sant’Anna-Interni-PRIMA DEL RESTAURO

Chiesa di Sant’Anna di Monigo, TREVISO

Presentazione progetti e  interventi

Per questo motivo i dipinti sono stati ampiamente rimaneggiati, tanto che le ridipinture erano davvero estese. La stessa figura del Cristo risorto era completamente ridipinta e quindi molto differente da come la vediamo adesso, a restauro ultimato. La prova della presenza delle ridipinture viene anche da alcuni pigmenti identificati con le indagini chimico fisiche, tra cui spicca l’oltremare artificiale, introdotto in pittura nel 1827 e quindi non coevo con l’esecuzione dell’opera.

Un’altra nota/curiosità sui pigmenti e le cromie presenti, riguarda la presenza di velature brune a diretto contatto con l’intonaco e quindi contestuali all’esecuzione dell’opera, che potrebbero essere scambiate per alterazioni della biacca. La biacca è un pigmento inorganico (carbonato basico di piombo) utilizzato come bianco soprattutto nelle lumeggiature e che, a contatto con l’umidità, si altera in ossido di piombo, acquisendo una colorazione marrone. Ebbene, nel nostro caso non si tratta di biacca, in quanto le indagini chimico fisiche hanno rilevato trattarsi di uno strato di matrice carbonatica pigmentato con frammenti rosso scuro di ematite, quasi sempre alterati e virati al nero. È quindi uno strato di velatura originale che ha avuto un degrado non riportato in letteratura e osservato qui per la prima volta dal chimico che ha effettuato le analisi, che ha una lunghissima carriera alle spalle. Quindi, constatiamo come anche in un cantiere così piccolo e circoscritto si possa aprire un caso di studio.

Anche le crepe e le fessurazioni presenti, stuccate talvolta maldestramente e addirittura in 3 fasi successive, erano state dipinte, sconfinando spesso sull’originale per parecchi centimetri

• Rimozione di tutte le ridipinture
• Presentazione estetica degli intonaci
• Consolidamento delle abbrasioni e delle cadute
• Integrazione pittorica delle numerose lacune
• Ritocco pittorico con la tecnica del rigatino